Type de texte | source |
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Titre | Trattato della pittura |
Auteurs | Agucchi, Giovanni Battista |
Date de rédaction | 1603:1610 |
Date de publication originale | 1947 |
Titre traduit | |
Auteurs de la traduction | |
Date de traduction | |
Date d'édition moderne ou de réédition | 1947 |
Editeur moderne | Mahon, Denis |
Date de reprint |
, p. 241
E si può tener per vero quel che dicono tutti gli autori, che il primo principio fosse insegnato dall’istessa natura, con l’ombre de’corpi ricevendo il lume; e che si sia cominciato a delineare i dintorni dell’ombre di essi, et indi a distinguere le membra, e poi le parti illuminate dall’ombreggiate: e si può dire, che (secondo afferma Plinio) la prima sorte di pittura fosse la lineare, ritrovata (com’egli dice) da Cleante Corinthio; e che Ardice Corinthio, e Telefane Sicionio, fossero i primi ad esercitarla senza colori, spargendo solamente delle linee entro le figure per finger l’ombre: e che Cleofante Corinthio fusse il primo, che la colorò di un sol colore.
Dans :Les origines de la peinture(Lien)
, p. 255-256
Considerando Aristotile, che necessariamente si dovevano dalla poesia imitare persone di qualità, o migliori di quelle del suo tempo, o peggiori, o simiglianti : lo provò con l’esempio della pittura ; perché Polignoto imitò i migliori, Pausone i peggiori, e Dionisio i simiglianti. E non è dubbio, che fra gli antichi, altri molti non usassero i stili medesimi : poche gli Apelli, i Zeusi, i Timanti, i Parrasii, ed altri diversi imitarono i migliori. E Plinio raconta, che Pierico conseguì somma gloria nell’imitare cose basse ; come delle botteghe de’ barbieri, e de’ calzolai, e degli asinelli, e delle robbe da mangiare ; e Calare dipinse tavolette d’argomenti comici ; e Amulio Romano fù stimato nella pittura di cose humili. Ma Antifolo imitò egualmente i migliori, e i peggiori : e Quintiliano afferma, che Demetrio, benche questi fosse scultore, andò tanto dietro alla simiglianza, che alla bellezza non hebbe riguardo. Ma a’ nostri tempi Rafaelle, e la Scuola Romana di quel secolo, come di sopra si è detto, seguendo le maniere delle statue antiche, hanno sopra gli altri imitati i migliori ; e il Bassano è stato un Pierico nel rassomigliare i peggiori ; e una gran parte de’moderni, ha figurati gli eguali ; e fra questi il Caravaggio eccellentissimo nel colorire si dee comparare a Demetrio, perche ha lasciato indietro l’Idea della bellezza, disposto di seguire del tutto la similitudine.
Dans :Polygnote, Dionysos et Pauson : portraits pires, semblables, meilleurs(Lien)
, p. 243
Ne si creda perciò, che qui non si voglia dare la meritata lode a que’ pittori, che fanno ottimamente un ritratto. Poiché se bene ad operare perfettissimamente non si dovrebbe cercare, quale sia stato il volto di Alessandro, o di Cesare, ma quale esser dovrebbe, quello di un re, e di un capitano magnanimo, e forte : tuttavia i più valenti pittori, senza levare alla somiglianza, hanno aiutata la natura con l’arte, e rappresentati i visi più belli, e riguardevoli del vero, dando segno (anche in questa sorte di lavoro) di conoscere quel più di bello, che in quel particolare soggetto la natura avrebbe voluto fare per interamente perfezzionarlo.
Dans :Le portrait ressemblant et plus beau(Lien)
, p. 267-268
Mentre dipigneva nella propria casa una tavola per un Signor grande, questi, quando l’opera fù a buon termine vi andava spesso a vederla. Ma ad Annibale pareva, che quel Signore non si mettesse a guardare, et attentamente considerare la pittura della tavola, come la qualità dell’opera meritava ; e che con maggiore applicazione si fermasse a consigliarsi con uno specchio, che da una parte della stanza era al muro attaccato. Onde pensò Annibale di vendicarsene : e quando un’altro giorno giudicò, che quegli potesse a lui tornare, levò quello specchio, e nell’istesso luogo ne dipinse uno su’l muro a quello somigliante, ma vi finse sopra una coperta, la quale, lasciando solamente vedere una picciol parte del cristallo, impediva lo specchiarsi, e’l vedersi tutto il volto intero. Essendo poi di nuovo tornato il personnaggio alla casa dei Carracci, fermatosi non molto con gli occhi volti alla pittura, che per lui si dipigneva, verso lo specchio secondo il suo solito, prestamente se n’andò : e veggendo l’impedimento di quella coperta, che non finta, ma vera, era dall’occhio giudicata, vi pose incontinente la mano sopra, per tirarla da parte, e discuoprire tutto ’l cristallo : ma sentendo di toccar la piana superficie del muro, e ben presto accorgendosi dell’inganno, ritirò la mano a se con quella prestezza, e celerità, che si suol fare quando avviene di toccar una cosa, che non si crede essere calda, e poi si sente esser cocente. E nel medesimo tempo più nascosamente, che egli potè, voltò gli occhi verso Annibale, et alcun’ altro, che ivi era, per vedere, se, di quel che a lui era successo, si fossero avveduti : poiché gli corse subito all’animo di celarlo, se poteva, per ischivare la vergogna, che lo stimolò il quel punto pensando alle risa altrui, che potean farsi di quell’inganno. Ma Annibale, che attentissimamente l’osservò, del tutto ben si accorse, et altrettanto seppe far finta di non esserne avveduto, per osservar prima ciò che ne seguiva. Ma un’altro di coloro, che ivi si trovò, e lo vide, e che non era informato di quell’inganno da Annibale a bello studio premeditato, fermò lo sguardo verso quel Signore, e con curiosità ancora se gli accostò, per intendere quale cose gli avesse cagionato quel subitaneo ritiramento di mano, dubitando forse non l’avere morsicato o punto uno scorpione, o altro animaletto velenose. Onde poiché il personnaggio fù certo, che il fatto non si potea celare, deposta la vergogna, riputò subito se stsso anzi di lode meritevolissimo, se, confessando lietamente l’inganno, in che egli era incorso, ne commendasse molto, come fece, l’ingegno dell’inventore : e così parimente tutti gli altri, che vi furono presenti, se ne presero piacer grande, e discorsero eruditamente di simili casi celebrati dagli scrittori in lode de’ pittori antichi più famosi.
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